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Morandi e l'antico: Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e Crespi

Museo Morandi
7 novembre 2014 – 3 maggio 2015

A partire dal 7 novembre 2014 il Museo Morandi accoglie i
visitatori con un nuovo allestimento che, nell’anno in cui
ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Giorgio
Morandi, si focalizza sul suo rapporto con l'arte antica
scegliendo di introdurre nel percorso espositivo alcuni
capolavori di autori del passato, da lui amati e studiati, anche
a testimonianza di quanto la modernità della pittura di Morandi
abbia tratto origine dall’antico.
Il rinnovamento allestimento va di pari passo con gli importanti
prestiti legati all'imminente apertura al National Museum of
Modern and Contemporary Art di Deoksugung, Seoul della mostra
Giorgio Morandi in Corea (19 novembre 2014 – 25 febbraio 2015), a
cura del Museo Morandi, che vede protagonista il maestro
bolognese della prima personale a lui dedicata nel paese asiatico
ed è uno dei principali eventi nel programma di scambi culturali
tra la città di Bologna e la città di Seoul in occasione delle
celebrazioni del 130° anniversario delle relazioni diplomatiche
tra Italia e Corea.

Nel percorso espositivo di Morandi e l'antico trovano posto, in
dialogo con la collezione morandiana, opere di Federico Barocci,
Giuseppe Maria Crespi, Rembrandt van Rijn e Vitale da Bologna
comprese in un arco temporale che va dal Trecento al Settecento e
provenienti da altre sedi dell'Istituzione Bologna Musei –
Collezioni Comunali d'Arte, Museo Davia Bargellini, Casa Morandi
– e dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Per Morandi l’osservazione degli antichi non è solo studio
accademico e parte integrante della pratica che accompagna ogni
formazione artistica. Si tratta soprattutto di una traiettoria
per collegarsi a quella linea ideale che congiungeva Piero della
Francesca a Cézanne attraverso Chardin e Corot. L'artista è
assiduo visitatore della Pinacoteca cittadina, dove non si stanca
di osservare le tele di Guido Reni e del Guercino o i dipinti di
Giuseppe Maria Crespi, di cui possiede alcune opere nella sua
collezione privata. Ma ama anche le tavole dei Primitivi ed è un
fine conoscitore della pittura bolognese delle origini fino a
conservare per sé tre frammenti attribuiti da Roberto Longhi allo
Pseudo Jacopino di Francesco. Quando non entra in una chiesa
bolognese per ammirare le pale d’altare, lo troviamo a Firenze,
Padova, Roma, Venezia o a mostre e biennali, dove ha occasione di
confrontarsi con i francesi: Renoir, Monet, Courbet. Ma l’occhio
del grande artista e la sua eccezionale capacità percettiva si
manifestano ancor prima nella conoscenza e nella profonda
comprensione degli artisti attraverso le sole riproduzioni in
bianco e nero, oltre a Cézanne, scopre la pennellata lenta di
Chardin, la nitidezza dell’immagine di Vermeer, i paesaggi
immensi di Corot, cui si aggiungoni i fondamentali esempi di
Seurat e Rousseau.
Giorgio Morandi guarda poi a Rembrandt come a un maestro
assoluto dell'arte incisoria. È a lui che si ispira per diventare
uno fra i più grandi incisori all’acquaforte di tutti i tempi,
tecnica che insegna ininterrottamente all'Accademia di Belle Arti
di Bologna dal 1930 al 1956.
Proprio all'incisione, il nuovo percorso espositivo del Museo
Morandi riserva particolare attenzione, con una sala dedicata che
accosta 19 acqueforti morandiane alle opere di Rembrandt e
Barocci.

Morandi e l'antico: Vitale da Bologna, Barocci, Rembrandt e
Crespi sarà visitabile fino al 3 maggio 2015. È un progetto
dell'Istituzione Bologna Musei in collaborazione con
Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici
per le Province di Bologna, Ferrara, Forlì/Cesena, Ravenna e
Rimini e Pinacoteca Nazionale di Bologna.
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